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“Obiettivo: sviluppo equilibrato”

“La nostra è una realtà viva. E siamo un punto di riferimento per questo angolo di provincia”

“Obiettivo: sviluppo equilibrato”

Primo mandato da sindaco, ma un’esperienza politica già solida alle spalle. Francesca Zeggio guida Lendinara con uno stile improntato al dialogo, alla presenza costante e a una visione che guarda oltre i confini comunali.

Sindaco Zeggio, com’è amministrare una città ricca di storia qual è Lendinara?

“Lendinara è un’anomalia positiva. E’ stata nominata città nel 1600 ed è chiamata ‘Atene del Polesine’ per la ricchezza di palazzi, famiglie nobili e personalità artistiche che hanno lasciato un’eredità ancora viva. Amministrarla non è difficile se la conosci e se ne sei innamorata. Con i cittadini c’è un rapporto di fiducia e apertura: sono disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La gentilezza è la chiave del rapporto tra sindaco e comunità”.

Con oltre 11.500 abitanti, Lendinara è una realtà significativa nel Medio-Alto Polesine. Che ruolo può avere oggi?

“In passato siamo arrivati fino alle soglie dei 18mila abitanti, poi la crisi industriale ha inciso. Oggi però siamo in controtendenza: aumentano le nascite e arrivano famiglie attratte dai servizi. Lendinara è un punto di riferimento: siamo Comune capofila per 41 Comuni nell’Ambito territoriale sociale del Medio e Alto Polesine e coordiniamo servizi sociali, sanitari e assistenziali. Abbiamo una casa di riposo-hospice con circa 200 ospiti, servizi agli anziani, buoni pasto, assistenza domiciliare, oltre a più di 30 società sportive e impianti sportivi omologati”.

La provincia di Rovigo è ricca di cultura e musei, ma fatica a fare sistema sul turismo. Come se lo spiega?

“Manca un coordinamento forte, un sistema calato dall’alto che metta in rete le informazioni. Abbiamo tutto: fiumi, storia, arte, spiritualità. Serve un prodotto turistico unitario, standard, che permetta ai visitatori di muoversi su tutto il territorio. Non possiamo fermarci al singolo campanile”.

Secondo lei esiste un problema di identità all’interno delle varie anime che compongono la provincia di Rovigo?

“Sì, e il ruolo di Rovigo capoluogo dovrebbe essere proprio quello di creare un’identità comune. Il nostro marchio è ‘Polesine tra Adige e Po’. Dobbiamo crederci e puntare su pochi obiettivi chiari, come mobilità e servizi, per rendere il territorio più unito e vivibile”.

In tema di immigrazione e convivenza, qual è la situazione a Lendinara?

“C’è tolleranza e dialogo con tutte le comunità. Il problema non è la volontà, ma la carenza di strumenti e personale. Chiediamo più supporto anche ai consolati: i piccoli Comuni non sono strutturati come le grandi città per completare gli obblighi di legge”.

Come vede Lendinara e il Polesine nei prossimi dieci anni?

“Ho accettato di fare il sindaco perché ho un sogno: dare a Lendinara uno sviluppo equilibrato, con lavoro, servizi e identità, senza grandi industrie invasive. Il Polesine non deve essere terra di conquista, ma terra di investimenti fatti con attenzione all’ambiente e alla tradizione rurale. Solo insieme, istituzioni e cittadini, possiamo farcela”.

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