VOCE
l'editoriale del direttore
31.12.2025 - 20:00
Ancora poche ore e poi anche il primo quarto di secolo del nuovo millennio andrà in archivio aprendo le porte al 2026. Un anno che per il Polesine si presenta, fin dall’inizio ricco di sfide, dal punto di vista sociale, economico, politico e di tutto quell’insieme di relazioni e condivisioni che fanno la comunità.
Il nuovo anno, però, non potrà che essere (ed è quasi un’ovvietà) il momento di consolidare, definire, mettere a punto, quanto emerso del 2025. A prima vista si tratta di una banalità da ripetere ad ogni “scavallamento” di anno, andando in profondità non si può non rilevare che nei 12 mesi appena trascorsi sono successe cose che avranno conseguenze nei prossimi mesi e forse anni. Basterebbe dare una scorsa alle prime pagine de La Voce di Rovigo, per recuperare quanto successo da gennaio a dicembre 2025, ma oggi non si vuole fare un mero riassunto di fatti e personaggi, bensì guardare avanti, senza però dimenticare lo specchietto retrovisore.
Penso, ad esempio al tema della sicurezza pubblica che ha portato, lo scorso luglio, ad istituire la zona rossa in città, ancora vigente. La dimostrazione di come considerare il Polesine un’isola felice sia ormai anacronistico. Certo in materia di criminalità non siamo al livello di altri territori, ma reati come furti nelle case e nei negozi e le truffe, che creano allarme sociale, meritano considerazione continua da parte di istituzioni e forze dell’ordine, ed anche un salto di qualità dal punto di vista culturale e della consapevolezza da parte dell’intera comunità.
Altra problematica emersa in modo dirompente nel 2025 è quella della sicurezza sui luoghi di lavoro, nove incidenti mortali sono una frustata che istituzioni, categorie produttive, sindacati devono trasformare in impegno vero. Di soluzioni ne sono state elaborate e illustrate diverse, ma occorre agire. Perché se nel 2026 ci si farà bastare il possibile e auspicabile calo percentuale di incidenti (numeri come quelli del 2025 non sono da Paese moderno e civile) vorrà dire non aver capito niente.
Il 2026 sarà anche l’anno in cui si dovrà mettere ordine nel settore degli impianti energetici e di trattamento dei rifiuti. Biogas, fanghi, energie alternative hanno riempito per mesi le pagine dei giornali, e della Voce, lasciando spesso interrogativi e dubbi. Il Polesine è un territorio aperto a investimenti e insediamenti, che però devono essere mirati e oculati. Coniugare sviluppo e ambiente sembra una frase generica, ma non se ne può fare a meno. Serve una visione e una regia, di insieme, per separare l’opportunità dall’opportunismo perché se non tutto è da accettare è altrettanto vero che non tutto deve essere respinto. Anche perché questo è l’ambiente in cui tutti viviamo e che dobbiamo preservare per chi ci sarà dopo di noi. Senza dimenticare che il Polesine resta la terra del parco regionale del Delta dove il turismo può e deve alzare standard e offerta, per la visitazione di ambienti e spiagge, palazzi storici e mostre, ciclovie, idrovie, agriturismo e tutto quello di cui si parla e si scrive da tempo. E forse serve anche un esame di coscienza per interrogarsi se per tutto questo, dalla ricettività alla promozione, dall’intrattenimento ai servizi, il livello sia adeguato. Ed eventualmente, applicare i necessari correttivi.
Da mettere a punto, in Polesine come nel resto del Veneto, le politiche per imprese e industrie. Il tema del lavoro, collegato a quello dei salari, potrebbe peggiorare nel giro dei prossimi mesi. Il panorama industriale viene da mesi di stallo e la fine della spinta del Pnrr potrebbe mettere in difficoltà interi settori della filiera produttiva. In provincia di Rovigo si dovrà finalmente capire se la Zls sarà davvero in grado di decollare o se rimarrà una sorta di illusione, cullarsi in un’eterna aspettativa avrebbe poco senso: o funziona o tanto vale considerarla utile, ma non risolutiva. Restando al tema economico la pesca si trova in una sorta di terra di mezzo e sta cercando nuove prospettive dopo le enormi difficoltà create dal granchio blu, per continuare a investire nella molluschicoltura e cercare forme di impresa legate proprio alla presenza del granchio.
L’aumentare del numero delle persone in povertà richiede un impegno supplementare a tutti, istituzioni e soggetti economici, per non lasciar scivolare il territorio verso posizioni ancora più arretrate nella qualità della vita (le classifiche non sono tutto, ma qualcosa dicono). Lo ha riconosciuto anche il vescovo Pavanello: la povertà sta diventando un’emergenza, impossibile girarsi dall’altra parte.
Ed anche nel capitolo cultura il Polesine può e deve fare di più: le mostre in centro sono fondamentali, ma non bastano. Penso alla scuola e all’università in generale, al polo di ricerca che si sta consolidando al Censer, alle tante associazioni culturali che meritano considerazione, ma serve uno sforzo per fare un salto di qualità, uno slancio, un’idea forte come lo è stata, una decina di anni fa “Rovigoracconta”. Solo così il territorio può crescere.
Ragionamenti che ci portano nel campo della politica. Ci saranno appuntamenti elettorali concentrati nei primi mesi dell’anno, dall’elezione per la presidenza della Provincia, alle suppletive per la Camera dei deputati, (si voterà anche per il Comune di Villadose) senza scordare il referendum sulla giustizia. Tornate (per la Provincia voteranno solo sindaci e consiglieri comunali) che potranno ridisegnare o consolidare la mappa politica del Polesine. Elezioni che arrivano a pochi mesi dalle Regionali, che hanno portato Alberto Stefani sulla tolda di comando della Regione. Insomma fondamenta realizzate, o che stanno per esserlo, per quel che sarà il Veneto, e il Polesine, dei prossimi anni.
Noi della Voce di Rovigo racconteremo tutto questo e tanto altro, perché il nostro compito è di essere la Voce (appunto) del Polesine. Di chi vive, lavora, studia ed opera in questa terra stretta tra due fiumi e il mare. Essere al fianco dei cittadini per raccontare e criticare, analizzare e proporre, discutere e ricordare. Essere nel cuore e nella testa di questo territorio. Buon 2026 a tutti.
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