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Il Festival Antichi Organi del Polesine incanta il Tempio della Rotonda

Ad esibirsi il maestro spagnolo Antonio del Pino, organista della Cattedrale "La Manquita" di Malaga.

ROVIGO - Il Tempio La Rotonda di Rovigo ha ospitato mercoledì sera un concerto d'organo straordinario nel contesto del Festival Antichi Organi del Polesine, diretto dal maestro Nicola Cittadin. L'evento, organizzato da Asolo Musica, Mic, Regione Veneto, Fondazione Rovigo Cultura, con il patrocinio della Diocesi di Adria Rovigo e della Provincia di Rovigo e il contributo del Comune di Rovigo, ha affascinato il pubblico presente con esecuzioni di altissimo livello.

Il concerto ha segnato anche l'inaugurazione del nuovo impianto luci del Tempio La Rotonda, che ha contribuito a valorizzare le opere d'arte presenti, trasformando l'atmosfera del luogo e contribuendo all'incanto della serata. Ad esibirsi all'organo Gaetano Callido del 1767, il più antico del Polesine, è stato il maestro spagnolo Antonio del Pino, organista della Cattedrale "La Manquita" di Malaga.

Il programma musicale davvero inconsueto per non dire unico (almeno per il Polesine), presentava tutti autori spagnoli tratti da manoscritti originali conservati nell'Archivio musicale Capitolare della Cattedrale di Malaga.

Quindi spartiti difficili, sia per l'organista che per la voce, in quanto non sono composizioni strutturate, ma libere, come degli appunti musicali che contengono idee fermate sulla carta quando sono ancora in volo, e che perciò variano continuamente di ritmo e sonorità, creando involontari trabocchetti agli esecutori.

Una corsa colorata tra Cinquecento (Antonio de Cabezòn), Seicento (Pablo Bruna) e Settecento (Juan Francés de Irribarren) dove il Callido ha raggiunto la massima valorizzazione di Flauti e Cornetta, producendo un suono cristallino e pulito, forte e delicato nello stesso tempo.

Un grande Del Pino ha tirato fuori tutta la potenzialità del piccolo Callido, con tocco leggero, ma ben definito, senza alcuna incertezza, e soprattutto, con una mobilità e velocità sulle dita davvero sorprendenti. "Non si sono accorti che eravamo in playback...". Ha commentato l'organista, con la sua simpatia iberica, dopo il bagno di applausi ricevuto. Ad alternare i brani in assolo, c'era la voce tonda, fresca, potente e multi-espressiva della giovane soprano Ferraldeschi. Una vocalità forte e un timbro argentino in una figura femminile tanto esile, che quasi sorprende. Un concerto che è volato via in un battito, come una folata di vento primaverile.

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