VOCE
TRAGEDIA A LENDINARA
10.06.2019 - 13:41
Resta in carcere Davide Zambello, 31 anni, di Lendinara, giovane cuoco dipendente di un ristorante di Barbona, che avrebbe investito e ucciso, nella mattinata di venerdì, prima dell'alba, sulla regionale 88, a Lendinara, Riccardo Ferrari, 75 anni, cicloturista trentino che stava tornando, in bici, dalla sorella, residente a Rimini, alla quale aveva fatto visita (LEGGI ARTICOLO). Dopo l'urto, Zambello, conosciuto e benvoluto in città, si sarebbe allontanato a bordo della sua Punto, danneggiata. Non prima di una brevissima sosta, sulla cui valenza pare destinato ad accendersi lo scontro tra accusa e difesa. Al momento, comunque, l'accusa per la quale si procede, ipotizzata dal sostituto procuratore Andrea Bigiarini e che ha retto il primo vaglio del giudice, è quella di omicidio stradale aggravato dalla fuga.
L'udienza di convalida si è tenuta nella mattinata di lunedì 10 giugno, di fronte al giudice Silvia Varotto, con l'imputato difeso dagli avvocati Maria Francesca Tosi di Lendinara e Arabella Brognana di Rovigo. Visibilmente scosso, il giovane ha scelto di non parlare, ma la difesa ha sottolineato alcune circostanze decisamente importanti, secondo la sua versione dei fatti. In primo luogo, è stata negata ogni volontà di fuga. I video delle telecamere presenti in zona, acquisiti dai carabinieri, lo dimostrerebbero con chiarezza. Il 31enne, dopo l'urto, sarebbe sceso dall'auto e avrebbe a lungo cercato, per capire cosa avesse provocato quell'urto devastante. Avrebbe camminato avanti e indietro, avrebbe guardato persino nei fossi. Poi, non trovando nulla, avrebbe deciso di andarsene, caricando in auto alcuni pezzi della carrozzeria. Avrebbe lasciato, poi, la vettura posteggiata in bella evidenza davanti a casa. Non certo l'atteggiamento, argomenta la difesa, di chi vuole nascondere qualcosa.
Non solo: i video, infatti, mostrerebbero due auto passare, dopo l'incidente. E non lanciare alcun allarme. Poi, quella della giovane che ha chiamato i soccorsi. Perché, prima, altri due automobilisti non avevano visto nulla? La tesi della difesa è che in quei 20 minuti circa, prima dell'alba, le condizioni della visibilità siano mano a mano migliorate, consentendo, alla fine, di scorgere il corpo del 75enne e la sua bici. Una tesi che, quindi, renderebbe verosimile che, subito dopo l'urto, il giovane non abbia visto nulla e possa, magari, avere pensato di avere investito un animale, o un copertone.
Ora, la difesa cercherà immediatamente di ottenere, con un ricorso al Tribunale del Riesame, perlomeno la scarcerazione e i domiciliari per il giovane.
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