VOCE
ORRORE A SANT'APOLLINARE
05.02.2021 - 07:29
Non una lite in famiglia degenerata, ma un vero e proprio omicidio premeditato del padre, messo in atto dal figlio di 17 anni e dalla compagna di 26. Questa la agghiacciante ricostruzione degli inquirenti, procura e personale della squadra mobile, dopo una notte di lavoro ininterrotto sull'omicidio avvenuto verso le 19 di giovedì 4 febbraio in via Risorgimento a Sant'Apollinare, in quello noto come il "campo nomadi": un gruppetto di roulotte, vicino a una casa diroccata, che ospitano i componenti di un medesimo nucleo familiare. Qui, è stato ucciso con un colpo di machete Edis Cavazza, 45 anni (LEGGI ARTICOLO).
A venire sottoposti a fermo sono stati il figlio, P. C., 17 anni, e la fidanzata di questo, che i parenti chiamano addirittura "moglie", Annalisa Guarnieri, 26 anni, di Rovigo. I due avrebbero, pianificato da qualche tempo l'omicidio, a seguito di rapporti - come avrebbe testimoniato anche la madre del 17enne, vedova dell'ucciso - che andavano deteriorandosi. Così, quando, la sera dell'omicidio, l'uomo è arrivato sullo spiazzo prima dell'entrata del campo, in auto, sarebbe stato subito affrontato dal ragazzo. Una veloce discussione, poi il fendente assassino. Edis si sarebbe trascinato, ferito mortalmente, vicino a una abitazione, lontana dal punto dell'aggressione circa 150 metri, forse per chiedere aiuto, ma stramazzando prima di poterlo farlo.
A quel punto, i due giovani, presa l'auto del padre, una Opel Zafira, sarebbe scappati, per venire però fermati dalla caccia all'uomo messa a punto dalla polizia, sul posto con scientifica, volanti e squadra mobile. Sarebbero stati fermati in zona Adria, a casa di un parente della giovane, dove erano arrivati percorrendo la strada del Canalbianco; lungo l'argine, si sarebbero disfatti anche di un secondo machete, oltre al primo sequestrato al campo nomadi dalla polizia. Una individuazione pressoché immediata, per i due, grazie anche ai telefoni.
E' stato il personale della mobile a sottoporre a fermo per omicidio il 17enne, mentre la posizione della 26enne si sarebbe definita, pur con tutte le cautele del caso, in questo senso anche su decisione del pubblico ministero Maria Giulia Rizzo. Secondo le ricostruzioni attuali, sarebbe stato il ragazzo a vibrare l'unico colpo mortale, ma la compagna avrebbe un ruolo fondamentale nella premeditazione dell'omicidio.
Queste le ricostruzioni frutto di una lunga notte di lavoro ininterrotto, da parte degli inquirenti, sia con sopralluoghi sul campo, che con l'audizione dei vari testimoni dell'accaduto, compresi alcuni minori, che avrebbero assistito a parte degli eventi e che avrebbero aiutato gli inquirenti nella loro ricostruzione.
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