GIORNO DELLA MEMORIA
27/01/2022 - 19:43
Ora, Luigia Modena Colorni è tornata a “casa”. In occasione della commemorazione per il Giorno della memoria, stamattina 27 gennaio, è stata posta una pietra d’inciampo con il nome di Luigia, arrestata, deportata e morta nel campo di concentramento di Auschwitz, davanti a quella che fu la sua casa a Rovigo, in via Remigio Piva, grazie alla collaborazione dell’associazione Teradamar.
Questo è stato il segno tangibile di un’intera mattinata dedicata in ricordo delle vittime dell’Olocausto, come ogni 27 gennaio.
Le commemorazioni si sono aperte nella sala consiliare di palazzo Celio dove a fare gli onori di casa c’era il presidente della Provincia di Rovigo Enrico Ferrarese: “Proprio qualche giorno fa mio figlio mi ha chiesto di definire cos’è la Shoah, ho fatto fatica a trovare le parole per descriverla anzi penso sia impossibile. Questo argomento ha la capacità di smuovere emozioni e dobbiamo avere la consapevolezza che tutto quello che facciamo in questa occasione, ma non solo, è in ricordo di una pagina orribile della nostra storia”.
Successivamente, il sindaco Edoardo Gaffeo ha sottolineato: “Ascoltare le testimonianze di chi ha vissuti quegli atroci momenti ci fanno entrare nell’abisso ed è fondamentale tenere viva la memoria affinché non sia solo un lontano ricordo”.
Presente anche il prefetto di Rovigo, Clemente Di Nuzzo: “La memoria non è solo ricordo del passato ma è una riflessione sul presente con una proiezione sul futuro. Quando parliamo della Shoah ci vengono mosse emozioni come la commozione e il turbamento, oltre a interrogativi difficile da risolvere. Il primo tra tutti è come sia potuto accadere. Il germe dell’odio ha fatto creare questa barbarie e se vogliamo eliminarli occorre impegno globale e come comun denominatore la cultura del dialogo e della tolleranza”.
E’ intervenuto anche il vescovo della diocesi di Adria Rovigo Pierantonio Pavanello e poi la parola è passata agli studenti dell’istituto De Amicis che hanno presentato un progetto sul tema.
A chiudere la cerimonia a palazzo Celio, le parole del rabbino capo della comunità ebraica di Padova Adolfo Locci: “La memoria deve essere vissuta attraverso due concetti fondamentali. Il primo è il sentimento perché altrimenti la memoria rimane cristallizzata come un monumento al quale si dà un’occhiata e poi si passa oltre. Il secondo è la prosecuzione di un messaggio e di un valore che poi possiamo trasferirlo nel futuro. Dobbiamo far sì che la memoria storica si innesti nel presente inserendosi nella coscienza individuale, come se certi fatti fossero successi a noi”.
Successivamente il prefetto di Rovigo, Clemente di Nuzzo, ha consegnato due medaglie d’onore alla figlia di Luigi Boraso e al figlio di Iso Moretto alla presenza del sindaco di Lendinara, Luigi Viaro, e del primo cittadino di Porto Viro Maura Veronese.
La commemorazione si è spostata poi il via Remigio Piva dove è stata posto la prima pietra di inciampo in città, quella dedicata a Luigia Modena Colorni arrestata a Rovigo, deportata e morta ad Auschwitz. Infine le autorità civili e militari si sono fermate alla lapide in ricordo dello sterminio del popolo ebraico, all’ingresso della piazzetta Annonaria.
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